di Diego Cuoghi
PAOLO UCCELLO, LA
TEBAIDE
(Gallerie
Dell'Accademia, Firenze)
Il dipinto rappresenta diverse scene di vita monastica: in basso a sinistra la Vergine appare a San Bernardo; sopra un gruppo di monaci si flagellano davanti al crocifisso; al centro, in una grande grotta, è raffigurato San Gerolamo in preghiera davanti a un altro crocifisso, mentre in alto san Francesco inginocchiato riceve le stimmate. Nella zona in basso a destra forse è raffigurata la predicazione di San Romualdo.
Secondo certe ipotesi ufologiche quell'oggetto rosso nella grotta al centro, a destra della croce, sarebbe un disco volante: «Nell’opera pittorica di Paolo Uccello conosciuta come "La Tebaide", esposta presso l’Accademia di Firenze, si osserva un oggetto di forma discoidale, con tanto di cupola, di color rosso dipinto su un fondo scuro. Chiaramente visibile l’effetto del movimento dato dall’artista con piccole pennellate di colore; si ha proprio l’impressione che l’oggetto compia una repentina virata caratteristica di corpi volanti noti con la sigla di UFO.» (testo di Mauro Paoletti tratto da Edicolaweb)
In un recente articolo di Daniela Giordano, intitolato Do UFOs exists in the History of Arts? troviamo più o meno la stessa descrizione, in cui si afferma che Paolo Uccello «illustrates the motion of the object with some semicircular swirl, as if to indicate a turning – something similar to the manner in which motion is represented in the comics. Moreover, the mordant effect of the color used (red) by the Aretinian artist makes one think that he wished to underline the possible incandescence of the object.»
L'artista quattrocentesco, secondo Daniela Giordano, avrebbe dunque dipinto scie semicircolari per indicare una virata, nello stesso modo in cui il movimento viene rappresentato oggi nei fumetti. Inoltre Paolo Uccello avrebbe usato il colore rosso per descrivere l'incandescenza dell'oggetto volante.
Anche Carlo Sabadin, in una pagina di MOSAC , pur ammettendo che quell'oggetto possa essere quello che sembra, ovvero un copricapo da cardinale, si chiede perché mai l'artista avrebbe dovuto collocare sul Golgota un cappello con una "strana scia". Ma soprattutto conclude l'articolo rivendicando il diritto di interpretare a proprio piacimento le opere d'arte: «Purtroppo cosa intendessero rappresentare effettivamente gli autori di opere pittoriche come Paolo Uccello, o Piero della Francesca, o Filippo Lippi, o Masolino da Panicale, o Ventura Salimbeni e molti altri, non saremo mai dati a saperlo (...). Quindi ognuno di noi può essere libero di interpretare come meglio crede questi particolari "anomali", con buona pace di chi non ci vede nulla di "ufologico".»
A questo punto non ci resta che
osservare meglio il "particolare anomalo ". L'ingrandimento pubblicato
in tante pagine web mostra un fondo scuro e quasi uniforme, invece se si osserva
una riproduzione migliore si vede che il personaggio inginocchiato si trova
dentro a una grotta e che lo "strano oggetto" è appoggiato
in terra sotto il crocifisso, ed è molto più piccolo dell'animale.
Chiunque conosca un minimo la storia dell'arte riconoscerà in quell'oggetto
un cappello da cardinale (si vedono benissimo i cordoni con i fiocchi),
infatti il personaggio inginocchiato è San Gerolamo (o Girolamo)
che, si racconta, divenne eremita dopo aver rinunciato alla carica ecclesiastica:
« In uno tra i più diffusi moduli iconografici, Gerolamo nel
deserto si percuote il petto con una pietra, inginocchiato di fronte a un
crocifisso o immerso nella lettura delle Sacre Scritture a scoprire la sequenza
della graduale rivelazione divina e del suo compimento in Cristo. La deposizione
della veste purpurea è simbolo dell'abbandono della vita togata, piena
di onori e soddisfazioni intellettuali, ma piena anche di tronfia vanagloria
e di farisaica convinzione di superiorità culturale e morale ». (http://www.cini.it/palazzocini/testi/ferrar/gero.html)
« La sua iconografia diventa molto comune soprattutto tra il XV e il XVII secolo. Egli è raffigurato anziano, con la barba e i capelli bianchi, con accanto il cappello cardinalizio; è accompagnato dal leone al quale secondo il racconto popolare il santo ha estratto una spina dalla zampa. Oltre a specifici momenti della sua vita (san Gerolamo nel deserto, fustigato dagli angeli, mentre viene tentato o ha le visioni, le sue avventure con il leone, mentre traduce, lultima comunione, i suoi miracoli) la sua figura è riconducibile soprattutto a tre tipologie. Come penitente vestito di pelli o cenci, è inginocchiato davanti a un crocifisso e si batte il petto con un sasso; accanto a lui possono esserci la clessidra e il teschio, simboli del tempo che fugge e conduce alla morte. Come erudito siede nel suo studio, intento a scrivere o leggere, circondato dagli strumenti del sapere. Come dottore della Chiesa è invece raffigurato in piedi, con il vestito rosso da cardinale, titolo che allepoca in realtà non esisteva ma che gli è attribuito in ricordo del suo lavoro presso il papa ». (http://www.thanatos.it/cultura/personaggi/san_girolamo.htm adattamento dal capitolo su Girolamo del "Dizionario dei soggetti e dei simboli nell'arte" di James Hall)
Ecco la stessa scena nella versione di Pietro Vannucci, detto il Perugino, e in quella di Albrecht Bouts:
La scena rappresentata, con il santo che si percuote il petto con una pietra, non si svolge sul Golgota (la collina dove secondo i vangeli avvenne la crocifissione), ma più semplicemente davanti ad un crocifisso di legno. Il leone vicino al santo ricorda la leggenda secondo la quale Gerolamo avrebbe salvato e addomesticato la belva togliendole una spina da una zampa. Ma il leone è anche il simbolo dell'evangelista San Marco e della Repubblica di Venezia, infatti si raccontava che San Gerolamo fosse nato in Dalmazia. Nonostante ciò diversi siti web a carattere ufologico riportano un articolo di Umberto Telarico pubblicato da "Notiziario UFO" (n. 8, 1996) in cui l'animale è descritto come un "cagnolino".
Ecco una piccola galleria di altri dipinti che raffigurano San Gerolamo. Nelle prime tre immagini lo vediamo in vesti da cardinale, con il cappello rosso in testa. Nella quarta San Gerolamo è raffigurato nelle due vesti: cardinale a sinistra ed eremita, con il cappello gettato a terra, a destra:
In molte altre invece
San Gerolamo
è raffigurato come eremita, in preghiera davanti alla croce, con il
cappello rosso in terra.
Nel numero 94 del settembre 1992
di FMR, la rivista d'arte di Franco Maria Ricci, sono stati pubblicati
due articoli sull'iconografia di San Gerolamo, firmati da Erika Langmuir
e Erminio Caprotti. Vi sono moltissime illustrazioni che raffigurano il santo
con il tipico cappello rosso.
Dall'articolo di Caprotti cito: «Il primo a diffondere una vita di
San Gerolamo fu Giovanni di Andrea di Bologna (1348 circa), in cui la verità
storica era sopraffatta da notazioni leggendarie. Lo stesso autore darà
pure istruzioni agli artisti per l'iconografia del santo, che diverranno canoniche: Cum capello, quo nun cardinales utuntur, deposito, et leone mansueto
(Col cappello, del tipo che tuttora portano i cardinali, deposto a terra,
e col leone mansueto. n.d.r.) . Il cappello in questione
è presente in moltissime rappresentazioni del santo ma in realtà
non gli appartiene dato che Gerolamo non fu mai cardinale, proprio come non
incontrò mai il leone ferito. Ma ciò non importa. Impossessandosi
di queste caratteristiche arbitrarie, l'arte le fisserà come certezze
da tramandare ai posteri, fortunatamente per noi con meravigliosi capolavori.»
Conclusioni:
Nel dipinto di Paolo Uccello chiamato "La Tebaide" non ci sono UFO. Quell'oggetto rosso vicino all'uomo in preghiera è il cappello da cardinale di San Gerolamo.
CARLO CRIVELLI, Annunciazione
(National
Gallery, London)
Gli autori di molti siti ufologici si stupiscono di fronte a questa Annunciazione di Carlo Crivelli, ma non per motivi artistici, per la bellezza dell'opera, la perfezione dei dettagli, lo studio prospettico... Trovano strano che in questa Annunciazione ci sia un raggio che scende dal cielo e va a colpire la Madonna e sostengono che quel raggio parte da un oggetto volante non identificato di forma discoidale che si trova tra le nubi. Tutte le riproduzioni del particolare del cerchio di nubi nel cielo sono orrende, sfocate, indecifrabili. Nessuno sembra aver cercato una riproduzione migliore, quasi sempre si limitano a pubblicare questa:
In una pagina web intitolata Ufo nell'Arte e nel passato si legge che questo dipinto, uno dei
più conosciuti di Carlo Crivelli e pubblicato in tutti i libri su questo
artista
e in
quelli sulla National Gallery, sarebbe «un quadro difficilmente individuabile sia nei libri di storia
dell'arte sia nelle gallerie. (...) Un'immagine molto suggestiva,
enigmatica la cui spiegazione risiede nel profondo della coscienza del pittore
che probabilmente
la vide e la scambiò per un segno divino, decidendo di immortalarla
in uno dei suoi quadri, proprio a sfondo religioso».
In un altro commento, tratta da un diverso sito web intitolato Gli
UFO del Crivelli, si afferma che l'oggetto
nel cielo assomiglierebbe a un UFO avvistato in Veneto nel 1999: «Ad
attrarre la nostra curiosità è però la particolarità del
corpo nuvoloso: questo appare quasi solido, con una struttura circolare
e
decisamente diverso dalle nubi circostanti. Potrebbe trattarsi solamente
del cerchio solare (emanazione diretta dellenergia divina) oppure
di un oggetto visto realmente dal Crivelli e da lui qui rappresentato.
A riprova
di questa seconda ipotesi colpisce proprio la solidità
delloggetto, che non è unentità astratta; inoltre
non si può non riconoscere la somiglianza della nube con
un UFO recentemente avvistato nel gennaio 1999 in Veneto. Al lettore giudicare.»
Non diverso il commento di Roberto Volterri in Narrano Antiche Cronache: «L'oggetto volante (perché di questo si tratta e non di una entità astratta, che non siamo in grado di identificare) potrebbe essere stato direttamente avvistato dal Crivelli, oppure potrebbe averne letto in 'antiche cronache' o potrebbe averne sentito parlare da conoscenti, riportando un fatto realmente accaduto con il mezzo a lui più familiare: la pittura!».
Possibile che chi pubblica queste cose non sia mai entrato in un museo? Se lo avesse fatto avrebbe visto una quantità di Annunciazioni in cui un raggio scende dal cielo a colpire la Madonna, perchè questo è il modo in cui, non solo nel dipinto di Crivelli, veniva rappresentata questa scena tratta dal vangelo di Luca. In molti dipinti il raggio passa attraverso una finestra chiusa, o un muro, a simboleggiare la verginità della Madonna. Lo stesso significato ha il giardino cinto da un muro (hortus conclusus), simbolo di castità, che spesso si vede sullo sfondo. Osservando poi con attenzione L'Annunciazione di Crivelli si vede che l'oggetto nel cielo, da cui partono i raggi, è formato da un cerchio di nubi al cui interno stanno due cerchi di piccoli angeli.
Si tratta di una rappresentazione della divinità molto diffusa, visibile in moltissime opere d'arte sacra. Ecco lo stesso particolare in una Annunciazione di Luca Signorelli:
Qui vediamo la cupola del Duomo di Parma affrescata dal Correggio, e una Madonna con Bambino di Lorenzo Lotto:
Anche Gustave Doré, alla metà dell' 800, riprende il tema del vortice di angeli tra le nubi, in questa illustrazione per il canto XXXI del Paradiso di Dante:
ma
guarda i cerchi infino al più remoto, tanto che veggi seder la regina cui questo regno è suddito e devoto». Io levai li
occhi; e come da mattina così,
quasi di valle andando a monte E come quivi
ove s'aspetta il temo così
quella pacifica oriafiamma e a quel mezzo,
con le penne sparte, |
Alcune annunciazioni con disco di nubi, angeli e raggi:
Una serie di annunciazioni bizantine con i raggi che scendono dal cielo, partendo da una forma astratta che rappresenta la divinità:
«La colomba delloSpirito Santo scende solitamente lungo un fascio di luce che termina sul capo o sul seno di Maria. In cielo, fonte di quella luce, può apparire Dio Padre. L'immagine nel suo complesso rappresenta il concepimento di Gesù in seno alla Madonna, ovvero la sua incarnazione attraverso lo Spirito Santo disceso dal cielo. (...) Anche i raggi di luce che penetrano attraverso il vetro della finestra sono un simbolo di verginità. (...) Possono inoltre trovare posto nella composizione un giardino cinto da un muro, il cosiddetto Hortus Conclusus, e/o una torre, entrambi simboli della castità di Maria » (J. Hall in "Dizionario dei soggetti e dei simboli nell'Arte" )
Conclusioni:
Nel dipinto di Carlo Crivelli intitolato "L'Annunciazione" non ci sono UFO. Il raggio che colpisce la Madonna che ascolta le parole dell'Angelo parte da due cerchi di piccoli angeli all'interno di un cerchio di nubi. Questo tipo di raffigurazione della Grazia di Dio compare in moltissime altre opere d'arte medievale e rinascimentale, ma soprattutto nella maggior parte delle Annunciazioni e dei Battesimi di Cristo.
"ESALTAZIONE
DELL'EUCARISTIA" (part. della Trinità) di Ventura Salimbeni
Chiesa di San Pietro, Montalcino
Eccoci finalmente al tanto discusso UFO o "Sputnik" di Montalcino. E' così che questo oggetto, dipinto da Ventura Salimbeni (spesso chiamato Bonaventura Salimbeni) alla fine del '500 nella chiesa di San Pietro a Montalcino, viene chiamato in certi siti che trattano di oggetti volanti non identificati. Ad esempio nella pagina di Edicolaweb si dice che «ricorda appunto i satelliti artificiali russi». Lo stesso concetto lo troviamo nella recente pagina di Daniela Giordano, dove si legge che «the object reigning over the center of the painting (...) is an image reminding us of the 1950s in our century, when the Russian began to explore space by putting in orbit the first artificial satellites called Sputnik, marked usually with a progressive number.».
Il primo articolo a proposito del "satellite di Montalcino"
venne però pubblicato da CLYPEUS (n. 38, aprile 1972). Nel testo, intitolato Un Explorer in Paradiso? Un satellite artificiale del '600
in mezzo alla trinità?, era riprodotta una lettera firmata
Roberto Cappelli in cui veniva descritto lo strano
dipinto.
L'autore diceva di aver interpellato anche dei sacerdoti per chiedere quale
potesse essere il significato di quell'oggetto ma non gli avevano saputo
dare risposte (mi verrebbe da rispondere: vergogna! tornate in Seminario!).
Un punto interessante della lettera di Cappelli è quello in cui dice
che il globo "potrebbe
sembrare anche di vetro, che le due circonferenze che si trovano nella regione
equatoriale
sembrano visibili
anche dalla parte opposta, come in effetti si può notare guardando
attentamente la foto più ravvicinata."
Un altro articolo venne pubblicato nel 1981 su SKYWATCH, una rivista ufologica "home-made" scritta
a macchina. Qui in un articolo di Emy e Roberto Balbi intitolato Sputnik
a Montalcino si legge: "Nella
parte alta possiamo osservare, poggiati su una larga nuvola, a sinistra Gesù Cristo
e a destra Dio Padre, i quali tengono in mano (...) due specie di antenne
collegate ad una grossa sfera trasparente, ma ben solida, mediante un attacco
che ricorda, senza troppi sforzi di fantasia, le moderne antenne per autoradio.
Le sommità di queste piccole antenne sono sormontate l'una da una
croce e l'altra da una piccola sfera (...). La sfera nella quale sono infisse
le antenne si presenta come fosse di vetro ed all'interno di essa, per dare
l'idea della sfericità, vi è una scena dipinta con un forte
coma-astigmatismo illustrante quello che sembra essere l'interno di una stanza
con una porta. Una larga fascia equatoriale, appena accennata tutt'intorno
alla sfera e che si vede anche dietro ed essa per indicare la trasparenza,
sottolinea ancora una volta chiaramente la realtà dell'oggetto stesso.
Il particolare che comunque ci lascia più perplessi, se già non ve ne fossero
altri, è senz'altro quella protuberanza, a sinistra in basso, simile all'obiettivo
per telecamera, all'interno del quale si indovina la presenza di una lente." L'articolo è presente nel web in una traduzione in spagnolo, dal titolo Un Sputnik en Montalcino, e come quello in italiano comprende due disegni che dovrebbero evidenziare la somiglianza:
Le ipotesi ufologiche però hanno di recente perso terreno, soprattutto dopo la pubblicazione dell'articolo di Samuele Ghilardi, Amos Migliavacca e Elenio Salmistraro intitolato IL SATELLITE DI MONTALCINO. Gli autori descrivono come è stato analizzato il dipinto con fotografie a distanza ravvicinata, e come le loro conclusioni siano in linea con quanto affermato da Ion Hobana: «E interessante presentare l'interpretazione dell'ufologo romeno Ion Hobana, grande esperto di clipeologia ed autore dell'ottimo volume "Enigme pe cerul istoriei" , secondo cui l'oggetto sarebbe un antico mappamondo, rappresentante il Creato, in cui è visibile il sole ed una forma primitiva di tracciatura dei meridiani e paralleli; inoltre il piccolo cilindro sarebbe il perno per poter fissare ad un supporto la sfera. Un esempio dell'insieme è visibile in una sala in Vaticano. Dalle analisi effettuate sulle fotografie e sul dipinto originale non si possono ricavare elementi che facciano supporre un evento ufologico, mentre sono stati riscontrati numerosi punti in comune con raffigurazioni religiose greco-ortodosse. In molte icone provenienti dai Paesi dell'Est è possibile notare sfere con gli stessi simboli e tracciati, accompagnate o dalla sola figura del Cristo o da tutta la Trinità.»
In effetti anche questo dipinto non è molto diverso da tanti altri di questo genere, in cui viene rappresentata la Trinità. In tutti questi dipinti vediamo Gesù, lo Spirito Santo in forma di colomba e Dio Padre (ma in un sito web si dice che il personaggio a destra sarebbe Noè!!). Tra i personaggi della Trinità è quasi sempre presente anche il "Globo del creato" o "Sfera Celeste" , che non rappresenta in particolare la Terra ma l'intero Universo. In molti di questi dipinti compaiono anche gli scettri tenuti in mano da Gesù e Dio Padre, simboli del potere sul creato, che spesso vengono invece descritti come le antenne dello sputnik.
Il più simile a quello di Montalcino è un dipinto raffigurante la Trinità, esposto nella basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme (foto di Marco Bianchini)
ma molto simili sono anche "L'Adoration de la Sainte Trinité" (1640) di Johann Heinrich Schonfeld, e "La Messe de Fondation de l'ordre des Trinitaires" (1666) di Juan Carreno De Miranda. Entrambi sono esposti al Louvre.
Altri esempi di raffigurazioni della Trinità con la "sfera celeste":
Il globo tripartito che si vede in molti di questi esempi deriva dall' "orbe", il simbolo del potere degli imperatori romani. Divenne poi, con l'aggiunta della croce al posto della dea della vittoria, uno dei simboli degli imperatori bizantini e da qui di diffuse nell'iconografia sacra come simbolo del potere divino sul creato.
Anche nella sfera di Montalcino dipinta da Salimbeni troviamo ancora accennati i segni della tripartizione, ma nel XVII secolo questo simbolo si era già trasformato, arricchendosi spesso di particolari astronomici come la fascia dello zodiaco, il sole e la luna, per rappresentare l'intero universo.
Il particolare che appare più "strano" nella sfera del dipinto di Montalcino è quello che si vede in basso, vicino ai piedi di Gesù, e che alcuni definiscono "periscopio". L'ufologo romeno Ion Hobana vi trova una rassomiglianza con il perno centrale usato in certi mappamondi, e ne cita uno in particolare, che si troverebbe in Vaticano. Ma quello del dipinto non è né un periscopio né un perno. Si vede chiaramente che in quel globo (sul quale sono segnati i bordi delle "fascie" che formano la T rovesciata visibile anche in altri esempi) sono rappresentati il Sole e la Luna, rispettivamente in alto al centro e in basso a sinistra.
Lo stesso tipo di illustrazione astronomica si trova in un altro dipinto raffigurante la Trinità, e il cui l'autore è Pieter Coecke
Se osserviamo la sfera
possiamo notare la fascia dello Zodiaco, il Sole, la Terra con il cono d'ombra, e la Luna, molto più piccola in basso.
La più spettacolare raffigurazione della "sfera celeste" è forse una scultura di Giacomo Colombo che si trova nella chiesa della Trinità di Popoli (larghezza cm.130, altezza cm.165, profondità cm.100), mentre la più piccola appare tra le mani di Gesù e della Madonna in un dipinto di Tommaso di Stefano Lunetti, dove vediamo una "sfera celeste" trasparente molto simile a quella di Montalcino.
Un'altra raffigurazione della sfera celeste in un dipinto del primo '500 intitolato "Allegoria Cristiana" di Jan Provost, esposto al Louvre.
Anche le seguenti sono raffigurazioni della Sphaera Mundi, con la Terra al centro dell'Universo. Nella prima l'universo è retto dalla mano di Dio:
In quest'ultima illustrazione, tratta da Minerva Britanna di Henry Peacham, al centro della sfera si trova invece l'Uomo, e attorno a lui ruotano il Sole, la Luna e le Stelle.
Conclusioni:
La sfera raffigurata tra i personaggi della Trinità nel dipinto di Salimbeni intitolato "L'esaltazione dell'Eucaristia"non è un UFO. Quell'oggetto, presente in moltissimi dipinti che hanno per soggetto "La Trinità", simboleggia il "Globo del Creato" o "Sfera Celeste", e in particolare in questo caso contiene la raffigurazione del Sole e della Luna.